San Francisco (USA) – Linux Foundation si è detta pronta a difendere gli utenti di Linux che venissero denunciati da Microsoft per violazione di brevetto. La promessa, fatta dal direttore dell’organizzazione Jim Zemlin, arriva a ridosso delle controverse accuse scagliate da Microsoft contro Linux e altri software open source, tacciati di infrangere oltre 230 brevetti.
Facendo eco all’opinione espressa da molti altri esponenti dell’open source, Zemlin ha detto che le dichiarazioni di Microsoft “hanno il solo intento di intimorire le aziende con argomenti falsi o comunque non dimostrati”: questo finirebbe per danneggiare soprattutto le aziende più piccole, che a differenza di colossi come IBM, Oracle o Intel, non hanno i mezzi economici per sostenere una causa multimilionaria con Microsoft.
Zemlin ritiene che le accuse di BigM siano solo FUD (Fear, Uncertainty and Doubt) non perché il software open source sia necessariamente immune dalla contaminazione di tecnologie proprietarie, ma perché lo stesso problema affligge praticamente tutti i sistemi operativi esistenti. La differenza, secondo Zemlin, è che il codice di Linux è sotto gli occhi di tutti, quello di Windows e di altri software proprietari è blindato in una cassaforte.
“Se utilizzate Windows, Solaris, AIX o altri sistemi operativi commerciali, correte gli stessi rischi legali che corrono gli utenti Linux”, ha dichiarato il direttore di Linux Foundation in un’intervista. “Microsoft deve stare molto attenta a ciò a cui dà inizio, perché non sa dove può finire”.
Prima come Open Source Development Labs (OSDL), ed ora come Linux Foundation, l’organizzazione guidata da Zemlin ha avviato o sponsorizzato diverse iniziative finalizzate a proteggere il mondo open source dall’assedio dei brevetti: tra queste Open Source as Prior Art, Patent Commons e Linux Legal Defense Fund. Quest’ultimo fondo, in particolare, nacque proprio con l’obiettivo di sostenere le spese legali delle aziende denunciate per la violazione di brevetti relativi a Linux.
Patent Commons è invece un database contenente informazioni sui brevetti liberamente accessibili dagli sviluppatori open source. È nato nel 2005 per appoggiare un’altra iniziativa, chiamata Open Invention Network, con cui IBM, Sony, Novell, RedHat, NEC e Philips e altre aziende hanno deciso di aprire un certo numero di brevetti e metterli a disposizione della comunità open source.
Zemlin ha fatto notare come Microsoft non abbia fino ad oggi rivelato nessun dettaglio sulle presunte violazioni del software open source. Il motivo, secondo il dirigente, è che il possesso di un brevetto non garantisce la vittoria di una causa legale: non è infatti infrequente che un brevetto, quando contestato, non superi il riesame dello US Patent Office (USPTO).
Ieri anche Louis Suarez-Potts, community manager at Openoffice.org, ha bollato le accuse di Microsoft come “insinuazioni assurde e incredibili”, ed ha affermato di non conoscere il motivo che per cui Microsoft “stia rischiando di alienare i clienti aziendali e milioni di utenti Linux”.
La lotta è sempre aperta, si attendono gli sviluppi.