Intervista a Linus Torvalds

linus
Riporto una intervista al creatore di Linux effettuata da Orazio Tassone di OneOpenSource

Non possiamo esimerci dal partire con questa domanda diretta: ma Linux infrange davvero brevetti Microsoft?

  • Per quanto ne sappiamo, la risposta è un “no” clamoroso, Microsoft sta provando a contrastare il fatto che ha problemi a competere con Linux, dal lato tecnico, cercando di diffondere FUD (Fear, uncertainty and doubt), paura incertezza e dubbio.
  • Secondo Mark Shuttleworth una delle condizioni a cui le distribuzioni Linux non possono rinunciare è quella di restare sempre e comunque gratuite (free like free beer). Sarebbe un fallimento, dice, se il mondo passasse da pagare Windows a pagare Linux (”It will be a failure if the world moves from paying for shrink-wrapped Windows to paying for shrink-wrapped Linux”). Cosa ne pensi?
  • Oh, assolutamente. E non vedo come possa accadere. Penso che sia una buona cosa avere aziende che lavorano insieme (e includo anche Microsoft); comunque no, Linux non è per il pagamento di brevetti. Infatti, la GPLv2 già richiede che venga distribuito senza limitazioni di brevetti.
  • Cosa ne pensi della GPL 3?
  • Penso che sia solo un’altra licenza open source, insieme ad altre circa 50 licenze open source (BSD, Mozilla, ecc). Non è più brutta, come lo era il suo progetto iniziale, ma secondo me la GPLv2 è semplicemente migliore.</p> Le nuove versioni non sono necessariamente “migliori”, specialmente quando sono più complesse e limitano l’uso.
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    Ora sei coinvolto nella Linux Foundation. James Zemlin, il direttore della Fondazione, ha dichiarato al New York Times: “There are things that Microsoft does well in terms of promoting Windows, providing legal protection and standardizing Windows” e ha aggiunto “the things that Microsoft does well are things we need to do well — to promote, protect and standardize Linux.” Cosa altro si può imparare da Microsoft?
  • Storicamente, la più importante lezione da parte di Microsoft (e loro stessi sembra se ne siano dimenticati) è semplicemente “Date ai vostri clienti quello che desiderano”.</p> Io penso che la ragione per cui Microsoft ha avuto successo è che hanno dato a una nicchia una tecnologia molto base (e in questo caso, in una fase iniziale, questa tecnologia base era letteralmente il linguaggio BASIC – in gran parte sono partiti così) e vendendola a buon prezzo l’hanno resa “abbastanza buona”. Non hanno “giocato” con i clienti.

Naturalmente, tutto questo sembra essere cambiato. Durante gli ultimi anni sembra che Microsoft giochi con i propri clienti: le loro licenze e tutto il resto, sette differenti versioni di Windows Vista, e tutti i DRM (Digital rights management) di bassa qualità che stanno spingendo, non sono più quello che desiderano i clienti.

Microsoft è stata sempre brava nel marketing e questa forza sul mercato li ha trasformati in una piattaforma standard. Questo, generalmente, è un fattore buono per i clienti. Loro fanno ancora qualcosa del genere (per esempio ora stanno spingendo Windows Vista con la DirectX 10 solo per la nuova piattaforma), ma penso che i loro successi storici siano lontani.
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Cosa ne pensi dell’accordo tra Novell e Microsoft? Quali sviluppi potrebbe avere? E della vicenda Red Hat?

  • In realtà è una questione che non mi interessa. Mi stai chiedendo cose di marketing e aziendali ma io non me ne occupo. Sono totalmente disinteressato. Io mi occupo di tecnologia e di lavorare insieme alle persone.
  • Guardando allo sviluppo per il Web ci accorgiamo che sempre più, soprattutto con il boom del cosiddetto Web 2.0, si adottano modelli di sviluppo open source: Adobe, in parte Microsoft, la stessa Sun. Il modello di Linux ha fatto scuola. Ci puoi dire cosa ha significato per te e cosa è per te adesso l’open source?
  • In realtà nessuno può “progettare” un sistema complesso e questo è il punto di forza dell’open source. L’open source non funziona così: le persone non sono così smart – nessuno lo è. L’open source non permette di definire completamente le cose, ma di farle evolvere, attraverso le esigenze di mercato, così il risultato finale sarà continuamente migliorato.</p> La miglior via possibile è fare così in uno “spazio aperto”, ciò permette a tutti di scambiare le proprie idee con altre persone, senza avere un limite arbitrario con gli NDA (non disclosure agreement) e con “noi creiamo questo e tu non puoi guardare”.

Io confronto il web 2.0 con scienza e stregoneria (o alchimia). La scienza può impiegare centinaia di anni per scoprire come funziona il mondo, ma alla fine ci arriva, esattamente perchè le persone possono crescere sulla conoscenza degli altri, che evolve nel tempo. Al contrario, la stregoneria/alchimia può appartenere a persone intelligenti, ma in questo caso la conoscenza non si accumula. Possiamo apprenderla sotto un certo tipo di apprendistato, o meglio, di evoluzione, ma il nascondere le informazioni, porta la conoscenza a non diventare mai realmente migliore, rispetto a quello che una persona/società possono capire.

Questa è esattamente la stessa questione che c’è tra open source e software proprietari. Le soluzioni proprietarie possono essere intelligenti, ma alla fine diventano troppo complicate per una singola persona, che non riesce più a capirle e guidarle, come anche le politiche e gli obiettivi dell’azienda che saranno sempre limitativi per lo sviluppo.

Al contrario, il software open source lavora “bene” negli ambienti complessi. Forse nessuno riesce ad avere una visione d’insieme, ma l’evoluzione non richiede una comprensione globale, ma soltanto miglioramenti piccoli e locali ed un mercato aperto (”sopravvivenza dei più adatti”).

Io penso che molte aziende sono lente nell’adottare soluzioni open source, semplicemente perché vedono cose che funzionano, e si rendono conto che sarebbe difficile per loro duplicarle da soli. Rilevano realmente la mia visione del mondo? Probabilmente no. Ma possono vederla funzionare per progetti individuali.
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Linux è un sistema versatile. Equipaggia Pc, grandi server, telefoni cellulari e decine di altri device. Dalla tua posizione privilegiata, qual è il settore verso cui credi Linux possa esprimere le sue massime potenzialità?

  • Io penso che la reale potenza di Linux è proprio il suo non chiudersi in una nicchia. Ognuno si illude, e diverse persone ed aziende hanno motivazioni totalmente diverse e fiducia in quello che è importante per loro. Io non sono interessato a nessun particolare settore.</p> Detto questo, io personalmente penso molto più ai desktop, non perché questa sia “la nicchia primaria”, ma semplicemente perché il desktop ha più varianti e un comportamento più complesso di molte altre aree, dunque, l’uso del desktop, mostra questioni che molte altre aree non mostrano, anche se più specifiche.

In altre parole, si deve semplicemente essere “più completi” nel desktop rispetto ad altre aree. Nei server, l’hardware e il software è spesso forzato e vincolato (soprattutto in piccole variazioni sia nell’hardware che nei tipi di caricamento della macchina), e al suo interno, in varie zone, il sistema ha solo bisogno di poter fare una o due cose veramente bene.

D’altro canto, nelle aree desktop, persone diverse possono fare cose molto diverse, e così ti ritrovi a dover fare tante cose diverse e lo si deve fare con hardware di qualsiasi genere.
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Da anni si parla di un ingresso in grande stile di Linux sui sistemi Desktop. La progettazione di distribuzioni sempre più “user-friendly”, vedi Ubuntu, e la decisione di Dell di vendere direttamente computer Linux based contano molto. Ma sembra che manchi sempre qualcosa per aprire il mercato mainstream dei PC, cosa secondo te?

  • Oh, penso serva più tempo. Abbiamo tutti i pezzi, ma possiamo migliorarli. Però c’è molta inerzia attorno alle persone e alle aziende, che non sembrano poi così interessate a cambiare i loro ambienti di lavoro.</p> Quindi non mi preoccupo per qualcosa in particolare, ma faccio in modo che si possa lentamente migliorare. Al resto penserà il tempo.
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    Eben Moglen ha chiesto che Google collabori di più con il mondo open source. Come ti poni nei confronti di Google?
  • Molti sviluppatori kernel, attualmente, lavorano per Google, quindi non mi preoccuperei di questo. Per esempio, il mio braccio destro (Andrew Morton) lavora con loro proprio per migliorare il kernel. E questo, alla fine, è quel che conta davvero: ogni grande compagnia non è altro che un aggregazione di individui e quel che conta non è che Google aiuti, ma piuttosto che gente come Andrew Morton siano a disposizione. Affidandosi a loro, Google finisce con il migliorare Linux.</p> Questo non è un argomento strettamente legato a Google. È tipico di qualsiasi azienda impegnata con Linux, o anche non direttamente interessata, lasciare che i propri dipendenti si dedichino anche allo sviluppo di software open source.
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    Una domanda tecnica: su cosa state lavorando nello sviluppo del Kernel di Linux, quali grandi novità ci attendono per il futuro? Forse la 2.8?
  • Difficilmente avremo una nuova versione: il nuovo modello di sviluppo è stato un successo, per il quale rilasciamo un nuovo kernel 2.6.x circa ogni dieci settimane (2/3 mesi), e siamo riusciti a fare anche dei cambiamenti radicali senza introdurre grossi cambiamenti e creare gravi problemi fra gli utenti.</p> Ed è esattamente così che le cose dovrebbero andare. Migliorare in maniera regolare e senza scossoni. Abbiamo fatto numerose riorganizzazioni nel codice sorgente, negli ultimi dieci anni, spesso dolorose, ma con la maturazione del kernel (e grazie alla nostra maggiore capacità nel mantenerlo), abbiamo avuto sempre meno occasione di vivere i cambiamenti come qualcosa di radicale quanto come parte di un processo di continuo miglioramento del quale molti utenti possono tranquillamente restare all’oscuro.

Dal suo punto di vista, un utente non vuole dover dire: “Oh, devo aggiornarmi alla versione X.Y perché fa questo e quest’altro”. Piuttosto, vorrà dire: “Hey, posso fare l’upgrade, sapendo bene che continuerà a fare le stesse cose che ha fatto finora, ma che qualcuna la farà anche meglio”.

Forse non sembra particolarmente eccitante, ma si tratta di tecnologia consolidata e, alla fine, l’eccitazione per gli ingegneri del kernel sta in dettagli ai quali la maggior parte degli utenti non penserebbe nemmeno (e dei quali nemmeno dovrebbe preoccuparsi: dopo tutto, lo scopo di un sistema operativo sta nell’agire come strato di contatto fra le risorse di sistema e le varie applicazioni che a esse si appoggiano per poter girare).
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Una curiosità: Qual è la tua distribuzione preferita? Quella più sicura?

  • Non mi preoccupo molto della distribuzione, ho cambiato varie distribuzioni negli anni, e per me la cosa più importante è che siano facili da installare e aggiornare, e che mi permettano di occuparmi del solo aspetto che mi interessa: il kernel.</p> Quindi, la sola distribuzione di un certo spessore che non ho mai usato è stata Debian, proprio perché, come da tradizione, è la più difficile da installare. Il che può sembrare strano, visto e considerato che Debian è anche la distribuzione più tosta a livello tecnico, ciò è esattamente quel che io non voglio in una distribuzione. Scelgo quelle più semplici, con un’istallazione facilitata, ecc., perché, per me, questo è il solo modo per usare qualsiasi distribuzione.

Per questo, ho usato SuSE, Red Hat, Ubuntu, YDL (per un po’, ho eseguito il setup principale su macchine basate su PowerPC e Yellow Dog Linux è risultata essere la scelta migliore). Al momento sembra che la maggior parte delle mie macchine si affidi a Fedora 7, ma è solo una coincidenza e non vuol dire che io ritenga questa “distro” migliore di altre.
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In un famoso libro parlavi dello sviluppo di Linux come un attività “just for fun”. Ti diverti ancora a sviluppare il tuo sistema?

  • Sì. Lo faccio ancora per questo. Sono state diverse le parti che ho sviluppato, negli anni, divertendomi. Prima si trattava solo della scrittura dei codici mentre adesso non ne scrivo più molto e mi occupo, principalmente, dell’aspetto organizzativo: unire i codici, comunicare con le persone, indirizzarle verso la direzione giusta e, di tanto in tanto, un po’ di bug fixing.</p> </em>Chi volesse leggere la versione originale dell’intervista, in inglese, lo può fare da questa pagina. </blockquote>

Alcuni spunti:

Non ha mai usato Debian?!?!?!
La GPL 3 non gli piace, ma non è una novità.
Usa le distro facili da installare… lui che ha scritto il Kernel, applausi!

Gabba Gabba Hey
Bonzo